_Telefonate...._

Le dita sulla tastiera del telefono. I toni familiari che avvisano che la linea è libera. La voce di una donna che risponde …
-Pronto.
-Pronto.
- Hoi... -. Un caratteristico monosillabo utilizzato a Roma, pronunciato in maniera molto prolungata, quasi sorridente. Senza nascondere l’entusiasmo …
- Vabbè, non mi calcoli proprio più. – Dice l’uomo con la voce tramutata in agnellino supplichevole. Talmente tanto, che la donna all’altro capo del telefono non riesce a comprendere le parole dette …
-Non ho capito niente.
-Non mi calcoli proprio più – Ripete l’uomo-agnellino …
-Io eh …? Invece tu … non mi risulta che mi hai chiamato. … grazie!
-Io? Ti sto sempre a chiamare.
-Si ma se non vengo qui al lavoro, se sto male non si usa chiamare in un altro posto, vè?
-Se stai male?
- Mi potresti chiamare sul telefonino invece non mi risulta proprio. Telefoni al lavoro … potrei anche morire ma tanto “se non c’è non c’è”…  che importa se sto male? – Parla a raffica, la donna, solo brevi pause e  ha il tono risentito.
- Quand’ é che sei stata male?
- Sono mancata mercoledì e giovedì, non te ne sei accorto?... – Pausa in cui l’uomo non risponde, quindi lei prosegue … - Lasciamo perdere … parliamo …
- Io ti ho chiamato ma non rispondeva nessuno … - Cerca di giustificarsi la voce di uomo …
- Appunto, quindi significa che non stavo bene … - E, fa una pausa.  Riprende sospirando … - Vabbè, lasciamo perdere.
- Ma che ne sapevo che non ci stavi? – insiste lui.
-E vabbè … - Ancora sospiri … - Potevi chiamare sul cellulare.
-Ma che c’hai avuto? -  chiede l’uomo.
-Raffreddore, tosse … - risponde e viene interrotta da lui che dice:
-Sta a circolà ancora la febbre, oh!
-No, la febbre non m’è venuta. Brividi di freddo, dolori muscolari …
-Ora come stai?
-Diciamo bene.

Al telefono: Leonardo e Elena.
Mentre la telefonata prosegue. Eleonora è arrivata allo studio del dottor Ferrarini per prendere il certificato per il marito che è a casa con una lussazione al braccio.
Leonardo e Elena continuano a parlare del malessere di Elena, tra i suoi sospiri e parole gettate fuori tutte insieme di corsa, come raffiche di mitra tanto da richiedere forte attenzione da parte di Leonardo per starle dietro e non chiederle di ripetere. Parlano. Parlano …
Intanto Eleonora digita il numero di casa per chiedere conferma dei giorni da indicare sulla ricetta.
Il numero di casa è occupato. Aspetta qualche minuto e prova ancora … Ancora occupato. Chiama sul cellulare …
Nella stanza da letto Leonardo è incollato alla cornetta del telefono e ascolta l’incessante voce di Elena. Una suoneria musicale disturba il silenzio e l’attenzione di Leonardo che interrompe Elena.
-Il telefonino… scusa, ti richiamo dopo è lei. Ciao.
-Ok, a dopo. Ciao.
Leonardo risponde al cellulare. –Pronto
-Pronto Leo, volevo sapere … quindici giorni va bene?
-Eh… quindici è troppo! Al massimo dieci!
-Scusa ma il dottore ieri non ti aveva detto che dovresti tenere il braccio a riposo per trenta giorni, o, almeno per venti?
-E col lavoro, come faccio?
-Ma non mi dicesti che a Paolo, quel tuo collega che si slogò il polso, gli diedero un mese di malattia?
-Dieci. Dieci giorni. Devi farci scrivere così!
-Va bene … - Nessuna risposta alla sua domanda.
“Avrà le sue ragioni”  … 

Immagine dal web

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