_Napoli, pensieri e amore... su un foglio insolito_

Le luci della città riflesse sullo specchio di mare del porto, nei miei occhi lucidi, sui finestrini di quest'automobile come di tutte quelle che attraversano le strade di questa città.
Napoli, nella sua attesa, come spesso si attendono giorni. Napoli bella, confusa come me, straziata dai suoi soliti guai, stesa accanto al vulcano e per questo in costante precarietà, come l'animo di chi c'è nato...
Bella Napoli, come è bella questa sera tiepida di metà ottobre.
In macchina parlano. Ascolto distratta, la mente altrove e dentro un vuoto pneumatico che implora soccorso.
Dov'è la musica? Mi basterebbe quella! Per far zittire i miei pensieri devo soffocarli tra le note, musica ad alto volume ... stasera non ho voglia di compagnia, dover ancora ridere... riuscire ancora a mascherare il diluvio che ho dentro... socchiudo gli occhi, respiro forte, dò un'occhiata al cellulare...
Rapisce la mia attenzione la parola "storia", non una qualsiasi, una storia d'amore... si parla d'amore, ancora.
Le persone con le quali sto condividendo questo viaggio in questa serata assurda, sono amici e parlano d'amore.
Non so se ridere o piangere, è come infilare il coltello in una ferita viva. Ma loro che ne sanno? Non si sono accorti di nulla, della mia felicità tramutata in malinconia, della mia triste convinzione che l'amore non esista, di questo stupido e inutile cuore in frantumi.
Dal finestrino aperto entra aria che sa ancora d'estate; immediato, arriva il ricordo di quelle sere di tanti anni fa in cui restavo a guardare il cielo e respiravo l'aria profumata di fiori di limone del mio giardino, mentre aspettavo chi mi avrebbe lentamente e inesorabilmente distrutto l'idea dell'amore.
Ma insomma cos'è? Spiegatemelo voi che ancora ci credete! Per me è illusione, un bel sogno, una favola... come quella che continuo ad ascoltare raccontata da Anna,  una storia vera che sembra fantastica, sembra unica, riesce a far sognare... come tutti gli inizi delle storie d'amore. Mi impedisco di essere cinica, senza alcuna forzatura provo a sognare nel sogno altrui ... 
...
Non riesco a leggere altro... ci sono delle macchie d'inchiostro e sono certa che non sia stata l'acqua caduta su quest'insolito foglio su cui scrivere: una tovaglietta di carta di una pizzeria.....
Ricordo bene.... Era metà ottobre, come scritto sull'insolito foglio... Ero a Euroma 2, sola. Il giorno prima ero stata a Napoli...... Nella confusione di una giornata intrecciata su se stessa, mi ritrovai con un groppo in gola, guardando la città dal finestrino e chiedendomi ancora dell'amore... Anche la notte era stata un tormento, avrei voluto lasciarmi andare, sciogliermi in un pianto disperato... ma tanto si sa, non ne sono più capace... La mattina ero uno straccio... Avevo ingenuamente confidato in un giro di shopping per distrarmi, illudendomi di essere una tipica femmina che spende e dimentica... invece, mi ritrovai a ora di pranzo senza nemmeno un acquisto, lo stomaco vuoto e troppi pensieri.
Mi fermai alla pizzeria al taglio. Due euro e cinquanta per un trancio di bianca con crudo e bufala. Decisi che dovevo (sottolineo: dovevo) gustarmela. Dunque, scelsi un tavolino abbastanza centrale così da poter avere una visione quasi globale di tutto ciò che mi circondava e lasciai che il mio tempo venisse catturato dal gusto di ciò che assaporavano, con curiosità, le mie papille. Assaporavo la pizza e vivevo quell'atmosfera insolita di posticcio che ti lasciano i centri commerciali. Tutte quelle persone che camminano a metà tra il confuso e l'allucinato. Tutti quegli occhi sgranati e arrossati dalle luci artificiali, gettati sui milioni di articoli proposti tra cui scegliere. E, quell'incessante vociare di sottofondo... Perchè avevo scelto proprio quel luogo per cercare di star meglio? In un tavolino poco oltre, ma in una posizione quasi appartata per via di una colonna e della rientranza di una parete, una donna, ovvero il suo gesto, mi colpirono... il commento amaro di quelle mani che sostavano sul viso, l'espressione scritta sul volto dalle linee della pelle e lo scivolare lento di dita tremanti sulla stessa... quanta sofferenza esprimeva quel gesto... e io cominciai a pensare alla vita di quella donna... probabilmente, stavo semplicemente riflettendo su quella donna sconosciuta il mio stato d'animo ma avvertii prepotentemente la necessità di scrivere.
Non avevo nulla oltre la tovaglietta che rivestiva il vassoio della pizza ormai finita. La penna... la penna invece, l'avevo... e ricordai Napoli e i pensieri malinconici, e le luci e ...
http://www.youtube.com/watch?v=v55g74Oi8qs
 ©pina ianiro     



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