_Un gesto, una vita_

Primo pomeriggio di un venerdì di marzo. Roma. In un supermercato, due occhi, coperti da spesse lenti, cercano tra gli scaffali qualcosa da mangiare... Le mani tenute in tasca, lo stomaco che borbotta una fame ancora più forte immaginando tanti piatti succulenti... Basterebbe un bel piatto di pasta asciutta (come diceva da bambino sua mamma), se ci fosse qualcuno con lui a mangiarla, la tavola apparecchiata e non la solitudine, quella che l'attende, unica compagna di vita ormai da anni. I soldi sono sempre meno, la pensione non basta, anche il pane costa caro... Ieri a pranzo, una scatola di fagioli aveva insaporito due manciate di ditali. Oggi, la voglia di condividere piatti grigi e insipidi insieme alla solitudine, languiva confondendosi con un dolore fitto alla fine del cuore. I piedi calzati nelle solite scarpe marroni avrebbero camminato fino a consumarsi per non sentire più i ricordi di altri tempi, per evitare di lagnarsi in lamenti che nessuno avrebbe mai ascoltato e di sentirsi perso e inutile in un mondo che ti ha cancellato, pur essendoci con tutta una vita, tutta una storia, tanti sentimenti e, ora, troppa solitudine... Cominciando a camminare spinto da un'inerzia sconosciuta, quel corpo senza nome, quel volto sul quale nessuno posava identità, si era ritrovato lontano da casa. L'ora del pranzo già passata, nessun orologio al polso, solo lo stomaco vuoto, lontano da casa. In tasca due euro... Le dita sulla barba del mattino non rasata con il vecchio rasoio poggiato sul lavandino sgocciolante... "Al supermercato troverò qualcosa da mangiare"... Qualsiasi dialogo era diventato silenzioso, anche quando dialogava con se stesso pensando... Due euro... e voglia di qualcosa di gratificante, perchè la fame c'è ma è forte anche il bisogno d'affetto e dove nessuno te lo da devi dartelo da solo, almeno ogni tanto... Due euro... e un tramezzino confezionato -1,20 euro- come un miraggio nel banco frigo, tra formaggi e salumi troppo cari per poterci mettere anche un panino intorno... un tramezzino sottovuoto, strati bianchi d'ovatta intervallati da qualcosa colorato di rosa... eppure anche un tramezzino può diventare casa, ricordo, conforto, protezione...
Se potessi evitarmi di avvertire la vita altrui in un gesto, certo, la mia vita sarebbe più semplice...
Era davanti a me questo signore...   SMA, cassa numero 3... Erano davanti a me le sue mani, grandi e rugose che tenevano stretto il tramezzino come un tesoro e diventavano mani di bambino in quel gesto commovente... erano davanti a me i suoi occhi schermati e rimpiccioliti dalle lenti, spaesati e sfuggenti in questo mondo bastardo e senza pietà, erano davanti a me le sue scarpe consumate insieme alla vita passata a consumarsi per un futuro che l'aveva portato a un oggi così insopportabilmente triste. Era davanti a me la sua dignità di uomo che continua la sua vita in silenzio, gentilmente e senza dar fastidio... Mentre nel mio cuore urlava lo strazio per le ingiustizie, l'impotenza del non poter far niente, la voglia fortissima di sognare ancora che tutti possano essere amati e che la solitudine e l'indifferenza, prima ancora della fame, possa essere sconfitta.

pina ianiro


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