_ 50 sfumature di pensiero e una domanda_

E' confermato, per me stirare è lobotomizzante o catartico, sono indecisa. Si posso dirlo, ora che sono reduce da una stirata epica, unico risultato tangibile del tempo dedicato anima e corpo alla preparazione dell'ultimo concorso. Ho passato un mese a fingere di ignorare la montagna di panni che si stava accumulando prendendo sembianze di mostro pronto a inghiottirmi con la sua mostruosa cattiveria di stropicciosità disumana... panni su panni, su panni, su panni... bleach! Mi chiedo quando inventeranno la mitica tutina di nano-nano (ve la ricordate, no? Unico e solo abbigliamento, senza taglia, senza ingombro...).
Insomma dopo circa 4 ore di stiro, mi sono resa conto di non aver pensato a nulla, almeno non in maniera cosciente... allucinante, vero? E' proprio da quel momento, da quando ho ripreso coscienza del mio pensiero, che ho ricominciato a pensare ... Mi è rivenuto tutto in mente; tutto ciò che per 4 ore era stato fagocitato dal mostro di panni e che mi aveva costretta, armata di asse e ferro, a una sauna di vapori esalati dal ferro e a una fatica estenuante... Movimenti meccanici, ripetitivi, stupidi, asfittici, inutili... E' chiaro che il cervello va in stand by per sopportare l'inutilità del tutto, questo estenuante lavoro consacrato al nulla, visto quanto poco ci vuole a ritornare al punto di partenza.
Comunque sia, quando sono tornata in me, mi sono resa conto di aver "ammaccato" una quantità considerevole di panni e di aver "sospeso" i pensieri... Dove erano andati nel frattempo? Ce ne sono alcuni che non mi mollano mai! Persino quelli erano evaporati.... "Wow! Allora stirare mi fa bene!" Ho pensato. E da lì in poi, mi sono riappropriata, involontariamente, di ogni briciolo di pensieri.
Uno dei primi si è soffermato su un'immagine che, inevitabilmente, aveva catturato la mia attenzione il giorno prima e che difficilmente riuscirò a accantonare. Ma mi chiedo, perchè sono così "differentemente sensibile" alle situazioni, perchè mi addoloro fino alle lacrime e non riesco a non avere compassione di certe scene e me ne sfuggano altre più appetibili. Mi spiego...
Ero in giro per commissioni insieme ai bambini; seduto su una panchina un signore anziano mangiava un gelato con devozione... un gelato semplice, credo uno di quei coni del Mc Donald's da 1 euro tutta panna. Era tragicamente ora di pranzo e il signore, mangiava questo gelato come se fosse l'ultima cosa che avrebbe mangiato in vita sua, non so se rendo l'idea... Insomma, giuro che quando assisto a queste scene mi si sgretola il cuore, anzi lo ingoio, mi finisce liscio liscio al limite estremo di me (punte dei capelli, unghie delle mani o dei piedi... non lo so! ma quella è la sensazione!). Avverto un sentimento che va oltre la compassione, è come se mi compenetrassi nell'attimo e nell'individuo che vive quell'attimo e più che spettatrice mi sento partecipe e impotente di non poter nulla... nulla, ed è una tragedia. Mi sale la voglia di proteggere quelle persone dalle loro pene, vorrei restituirgli ciò che dovrebbe appartenere loro di diritto, contemporaneamente avverto la loro momentanea pace, quell'attimo di piccola-grande gioia scampata come ultima maceria a qualche intimo dramma che riesco mio malgrado a intuire ma che, egoisticamente, mi piacerebbe riuscire a ignorare, perchè fa male.Perchè per comprendere una persona non servono racconti, parole su parole... basta osservarle, leggerne i gesti ... Allora mi chiedo ancora una volta: perchè devo avere questa sensibilità? Non sarebbe meglio essere come l'autrice di quel romanzo attualmente pubblicizzato e chiacchierato ovunque??? Come si intitola? "Cinquanta sfumature di grigio", mi pare... (confermo, ho consultato internet) e come si nota la pubblicità è talmente massiccia che pur volendo è impossibile non ricordare il titolo... Bene, ma di che parla il romanzo? Bhè, io non l'ho letto e credo che mi ci terrò lontana se non per soddisfare una sterile curiosità fine a se stessa che mi induce a comprendere cosa chiedono i lettori (deformazione "professionale"... comunque, io sono una scrittrice anche se ahimè diversamente sensibile). So, in ogni modo, che il romanzo parla di sesso e come spesso accade anche in maniera abbastanza morbosa... Che noia. Intanto se io avessi una sensibilità conforme alla media, avrei scritto un romanzo che mi avrebbe permesso di risolvere, almeno in parte (buona parte), i miei attuali problemi relativi a un reddito sul quale non posso più contare e al futuro dei miei bambini... avrei scritto un romanzo come quello su citato che ha già venduto non so quanti milioni di copie e non un romanzo come "Il cubo bianco" nato e morto come se non fosse mai neanche nato. Si, immagino che penserete che parli così perchè sono invidiosa... Certo, lo sono! Non lo nego, anzi... Ma sono invidiosa del NON riuscire a guardare la realtà più spicciola, così da riuscire a non ferirmi, come accade a queste persone. Perchè, poi, non mi spaventa dirlo, questi "libri" non valgono neanche un etto di ciò che gli ruota attorno e di lavoro ce ne vuole ben poco per scrivere porcherie, basta avere la faccia tosta. Ma, NOI LETTORI siamo sicuri di voler essere comprati???
Ecco, vi lascio con una domanda una volta tanto.
Io ritorno a stirare.

pina



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