_Notti di cristallo (12)_ in volo

Rimangono i gabbiani a godersi l'increspatura brillante dell'acqua sulla riva. La sabbia immobile, l'umidità salmastra mi punge la pelle, abituata al calore del sole fino a pochi minuti prima. Già mentre lo vedevo nascondersi tra le case allungando le ombre, avvertivo il repentino passaggio e la conseguente mancanza. Eppure quanta magia in quei mutamenti di colori e in quella luce che rimanda sempre ad oriente ... Oro e splendore ovunque ci si possa spingere a cercare i suoi generosi raggi, finchè di fervide note arancio e rosso ogni cosa tinge, poi, senza applausi ma con molti occhi in contemplazione, esce di scena insieme al festoso chiasso della spiaggia estiva. 
Non è possibile restare indifferenti alla bellezza, mi innamoro ogni giorno come dovrebbe accadere a chi si ama, mi innamoro di questi momenti nessuno dei quali riesco a trovare uguale all'altro... Volgo lo sguardo altrove, verso il mare e noto che in breve la spiaggia si è spopolata ... non più i bambini con le loro voci squillanti, i loro giochi di sabbia e palloni, non più genitori indaffarati a seguirli ovunque, non più ragazzi a passeggio o riuniti in comitive allegre, non più ghiaccioli che si sciolgono tra le mani e briciole di panini, odore di latte solare, voci che chiamano, venditori di cocco, animazioni balneari, non più anziani coi berretti bianchi sotto gli ombrelloni... lettini prontamente ripuliti dalla sabbia e riposti, sdraio ed ombrelloni chiusi in attesa di domani... 
Rimangono i gabbiani, alcune coppie abbracciate, rimango io e l'odore prepotente dell'immenso mare.
In questo ultimo sabato d'Agosto è ovvio concedersi il momento amarcord e un pò malinconico dell'estate che finisce, normale pensare che sia volata, banale avvertire i brividi di un altro anno che se ne va (fa tanto Righeira ...)... invece, mi sento come questi gabbiani, felice del mio volo, di tutte queste briciole, del lasciarmi cullare e portare dall'acqua, felice di ciò che ho: la capacita'  di vedere e sentire con la pelle, l'anima, col respiro stesso ... attraverso ogni frames del quotidiano, senza la ricerca dell'eccezionale e mai delusa da quanto ogni cosa ed ogni momento possa sorprendere, lasciare senza fiato e ... essere talmente bello da non riuscire a trovare il modo di raccontarlo. E li', dove non esistono parole per trasmettere tutto, spalancare sorrisi, respirare forte, stringere la mano di chi sente le stesse cose che provi.... stringere forte quella mano sulle note di una chitarra di una cantante di strada cantando le sue canzoni in una calda sera romana rubata a un giorno sconclusionato e senza gloria, dandogli un altro colore... Stringere quella mano, in una sera di fuochi d'artificio e lampi, seduti sulla sabbia, sotto un temporale annunciato e allo stesso tempo improvviso. Stringere quella mano, ammirando la potenza dell'acqua in picchiata da metri d'altezza e ancora nella quiete di un lago, stringerla tra le strade silenziose ma ridenti di un paesino, e poi, sotto incantevoli cieli di stelle, stringerla per un ballo rubato, stringerla salendo in cima a tutto e guardando dall'alto ... imparando dai gabbiani. 
Quante note, quante stelle 
la tela di un ragno
il volo di un gabbiano
lo specchio di un lago
una sdraio cigolante
il cielo
le nuvole
cosa sono i giorni senza i dettagli che non cogliamo?
nei dettagli 
l'impressione dell'universo
non immagini la bellezza
(sospiro)
nei tuoi occhi
nel commosso scambio di sguardi
tutto 


pina ianiro (Is that all folks? oh, noooo....)



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