E il treno parte
E’ un’immagine liquida, come lo sguardo che si riflette sul finestrino del treno. E’ tutto glassato da una malinconia deformante, limpida, impenetrabile che aggiunge mentre sottrae. Aggiunge l’assenza, la lontananza di chi si è appena lasciato sapendo quanto mancherà; sottrae momenti e presenza.
C’è la pioggia negli occhi e fuori dal finestrino, incontrastata scende.
Tutto perde i contorni, pare mescolarsi.
Gianni Gallucci racconta così la partenza di un treno, in un’immagine in bianco e nero acquerellata da sentimenti profondi. C’è ancora il calore degli abbracci, dei saluti, sul viso della signora, in quella lieve luce di sorriso in bilico tra le lacrime che resteranno affacciate senza cadere.
Non è mai semplice ripartire, ogni volta è come se si lasciassero pezzi di cuore e al loro posto si creasse un vuoto incolmabile.
Attraversa l’osservatore questo scatto nel suo significato penetrante e comune, arriva a toccare corde delicate e profonde, ricorda quei momenti che ognuno di noi ha vissuto … il restare mentre il treno riparte con qualcuno che non rivedremo per un bel po’ o viceversa, l’andare rimanendo a guardare chi resta sul binario.
E il treno parte
senza ricordi
che restano appesi alle braccia
ora sciolte da abbracci
resta
dicevano i tuoi occhi
restava muto il cuore
senza battiti
minuti di orologi in stazione
“Milano Centrale” sul nudo cartello
eppure
non c’è luogo nei saluti
solo un arrivederci
© Pina Ianiro
La Foto del Giorno, rubrica di Alessandro Lisci su Romaoggi.eu del 23.7.21
E il treno parte, Milano © Gianni Gallucci
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