Le vite nascoste
Sono stridenti certe scene, sono come il gesso passato male sull’ardesia, arrivano con lo stesso suono che graffia e infastidisce.
Ci sono immagini che non vogliamo vedere, le lasciamo scorrere nella mente qualche breve attimo, magari le elaboriamo tracciando qualche piccolo frammento di nota a margine restituendo, da qualche parte, un’emozione dolente per poi vederle sparire, sfocare, con una rapidità impressionante.
Abbiamo dei meccanismi di difesa all’impotenza che al contrario hanno una potenza incredibile.
Siamo fatti per scansarci da ciò che non possiamo gestire. Avviene tutto senza il nostro consenso, avviene e basta, guida l’inconscio in questi tunnel nei quali anche noi ci accampiamo, mendicanti di domande senza risposte, alla deriva di ciò che ci deve sembrare normale ma che di normale non ha nulla.
Eccole “le vite nascoste”, ce le svela Lucilla Marmotta che immortala l’immagine per riuscire a depositarla intatta ai nostri occhi senza filtri evitando passi inosservata, o si riassorba come un ematoma dopo una botta lieve. Qui di lieve non c’è nulla, tranne l’inganno di una normalità negata che si prova a riacquisire.
Allora restiamo a guardare senza veli e ognuno tragga i propri spunti di riflessione.
E’ un sottopassaggio questo che vediamo, non è un capanno, non è un container, né una roulotte, tantomeno un sottoscala, un appartamento fatiscente … No, è un sottopassaggio in un punto nevralgico di Roma! E’ il sottopassaggio di Piazzale della Radio (Viale Marconi), zona densamente popolata e commerciale.
Con quanta cura è tirato su quel letto? E il comodino accanto con la brocca di vetro, ne vogliamo parlare? Chi abita questo luogo, mantiene dignità nel tentativo di recuperare uno spazio vitale simile a ciò che dovrebbe essere …
Non so cosa penso, mi si svuota e mi si riempie la testa in continuazione e fa male! Non è giusto, nessun essere umano dovrebbe arrivare a questi estremi.
E intanto, intorno si svolge il flusso quotidiano dell’indifferenza, che spesso indifferenza non è, bensì impotenza, dolore sordo. Anche il pensare “poverini”, impoverisce e depriva. Chi sono io per trarre conclusioni sulla vita altrui, una vita che per sola sorte è finita nel lato meno sicuro? Sì, per mera sorte, perché non credo che sia sempre per merito che si riesca a ottenere ciò che spetta, ma poi di cosa stiamo parlando? Tutti meritano un tetto, un letto, una coperta e un po’ di cibo … Siamo capaci di tanta, tanta pietà per gli animali -e ben venga ci mancherebbe!-, e allo stesso modo, siamo capaci di condannare senza alcuna pietà il prossimo, di bollarlo, di giudicarlo, di privarlo di dignità e di indignarci, di voltarci dall’altra parte, perfino schierandoci con chi riesce a decidere di sgombrare i loro alloggi per decoro senza porsi il problema di un’alternativa.
© Pina Ianiro
La Foto del Giorno, rubrica di Alessandro Lisci su Romaoggi.eu del 6.5.21
Homeless in Piazzale della Radio ©Lucilla Marmotta
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