“Mio padre. I suoi ricordi…”

E’ che un padre a sua figlia vorrebbe poter offrire la chiave che apre tutte le porte …

Capita per caso, in un giorno placido di primavera, si resta seduti oltre il pranzo a parlare con una serenità che riempie ogni angolo della stanza e si mescola al profumo del caffè versato fumante nelle tazzine. Escono fuori i ricordi e le voci si modulano in un concerto come solo gli attori della vita vissuta sanno fare.

Un padre e una figlia che tessono le loro storie, guardandosi nei gesti oltre che negli occhi, leggendo anche il labiale per non perdersi nulla l’una dell’altro.

Tante volte si sono raccontati, ascoltati, parlati … milioni di volte hanno chiacchierato, solo ora il papà ricorda una cosa da mostrarle –dove l’avrò conservata? Pensa per un attimo-, poi vede la figlia sorridere e si ricorda perfettamente. “Vieni con me.” Le dice. Si alza dalla sedia e lei lo segue.

Rovista in un cassetto di un vecchio mobile all’ingresso. “Eccola qua!” Dice contento di averla trovata. C’è un attimo di silenzio; guardano entrambi la chiave che ha già di per sé significato simbolico e nei loro sguardi passa un pensiero di liquida commozione.

Vedi, ho sempre sperato il meglio per te e avrei voluto poter essere io ad aprire le porte al tuo posto, quelle corrette, le migliori, e le più difficili. Un genitore vorrebbe questo, solo il bene, proteggere, garantire il meglio … Poi, capisci che tutto ciò che puoi fare è aiutare a crescere con l’esempio, non spianare la strada ma mostrare come ci si può camminare. Ho provato a farlo, a insegnarti ciò che per me era importante. L’amore innanzitutto, sembra scontato e non lo è; amare se stessi, il prossimo, ciò che si ha e ciò che si fa. Il coraggio, quello di procedere anche quando sembra che ogni cosa ci ostacoli, anche quando gli altri non credono in noi. Sorridere perché sicuramente c’è sempre un buon motivo per farlo, fosse solo che ci rende più belli. L’onestà e la verità verso se stessi e gli altri, penso sia l’unica cosa che può rendere davvero liberi. La pazienza, perché tutto ha i suoi tempi. Saper ascoltare. Porsi tante domande senza pretendere le risposte e coltivare la giusta curiosità che spinge a imparare e migliorarsi. Ho capito che non si insegna la felicità, nessuno ce la può donare ma non mi sbagliavo quando pensavo che una persona libera è una persona felice. Le hai aperte da sola le porte e sono fiero di ciò che sei. Questa è per te.”

Papà …” Dice semplicemente lei abbracciandolo.

In alcuni scatti il bianco è nero è d’obbligo, evidenzia luci e ombre creando tridimensionalità da osservare e leggere, lo sa bene Daniela Meroni che cesella nella mente di chi osserva la forza e insieme la delicatezza della mano del padre che ritrae; ci dona una storia intensa e simbolica e l’eterna carezza protettiva e rasserenante di un padre.

© Pina Ianiro

 

 

La Foto del Giorno, rubrica di Alessandro Lisci su Romaoggi.eu del 16.4.21

 "Mio padre. I suoi ricordi..." © Daniela Meroni

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