Next Stop

 

Fiumicino, il vecchio scalo.

La decadenza è poetica per chi ancora sa osservare, per chi si pone di traverso in questo mondo che si è fatto troppo adulto e che non fa che correre distratto e crede che così facendo si produca e ci si arricchisca.

Infatti produce ciò che poi, con frenesia, consuma. Si muove frenetico e resta sempre fermo allo stesso posto, come un criceto costretto su una ruota.

Produce, consuma e rovina, trasforma tutto in scarto e maceria ed è incapace di cogliere bellezza, ciò che è peggio è che è incapace di farsi contagiare da chi ancora tenta di regalare spiragli di luce, finestre alternative sul quotidiano, punti di vista più ampi, occasioni per riflettere … Si è fatto troppo adulto il mondo, incapace di pensare al futuro.

Sediamoci qui, che qui si vede il mare e si aspetta, senza aspettare nulla, solo rallentando.

Ma … Sono già occupate le sedie, dal tempo. Non lo vedi? C’è passato sopra a lungo fino a usurarle.

Tre sedie sottratte a una sala d’attesa che da rosse sono diventate di un colore indefinibile, la vernice si è scolorita, sollevata come sfoglia dal legno, così da lisce si sono increspate mentre la ruggine sta mangiando il metallo e il tempo continua a passare e a trasformare. Nessuno lo nota, nessuno lo vede, il tempo seduto a guardare il mare, a guardare noi, senza preoccuparsi per la prossima fermata (Next stop, titolo della foto); per quello ci siamo noi, ma siamo troppo distratti e ci accorgiamo delle cose solo quando è troppo tardi e anche l’ultima fermata ci sfugge.

Alice Roma scatta una foto che sa di salsedine. Il gusto salato è quella visione in più sul mondo che ci lascia come insaporitore per invitarci a guardare come farebbe un regista, immaginando un film, una storia strana rubata alle maglie della noia in cui ci rinchiudiamo.

Una foto in stile urbex con tanto colore, un contrasto che smorza il solito contesto pur giocando a creare attrito tra l’azzurro perfetto del cielo e del mare, e il non colore dell’arredamento decontestualizzato e logorato. Dalla prospettiva che utilizza, gioca anche con le geometrie delle assi di legno come a stabilire delle linee di confine, una suddivisione di spazi, a demarcare l’idea di pieno e di vuoto, forse un tentativo disperato di materializzare l’idea di tempo, fino a farcelo vedere.

© Pina Ianiro

 La Foto del Giorno, rubrica di Alessandro Lisci su Romaoggi.eu del 28.9.21

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Il vecchio Scalo di Fiumicino © Alice Basiglini

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