La speranza
Dice
“raccontami” … e io racconto.
Distratta, ferma in attesa del verde, non so a cosa pensavo, poi ho notato i
fiocchi di pioppo, la neve d’ovatta che a maggio imbianca Roma. In mezzo alla
neve un sorriso che ha aperto un corridoio di luce fino al mio più profondo
sentire.
La scena è semplice, in un film colpirebbe perché il regista saprebbe come
darle rilievo.
Spesso un intero film riesce a salvarsi da un giudizio mediocre grazie a una
singola scena che fa da pietra portante, grazie al perfetto combaciare di tutti
gli elementi: gli attori, le luci, le inquadrature ad arte e un messaggio che
sa emozionare.
Sì, la scena è semplice, ma non era un film, era realtà.
C’era l’omino che lava i vetri che sorrideva di un sorriso che pareva sole che
sorge, sincero e dolce.
Sorrideva guardando un bimbo nella macchina davanti alla mia.
Ho notato che appena il suo sguardo ha intercettato il bambino, è mutato in una
dolcezza indescrivibile che gli ha impresso il sorriso.
L’ha cercata ancora quell’immagine, girandosi, prima di raggiungere la mia
macchina.
sono stata impreparata, non sapevo se avevo spiccioli e il semaforo si è fatto
verde.
Non volevo fargli l’elemosina chiaramente, volevo sorridergli anche io, far sì
che si sentisse parte dell’umanità, quella che lui ha espresso benissimo, anche
in un posto lontano dalla sua terra, quella dove ha lasciato il ricordo di sé
bambino al quale sorrideva guardando il bambino nella macchina, o chissà … un
figlio.
Non potevo lasciare lo strappo tra il pensare e il fare, cosa sarà mai perdere
qualche minuto per recuperare un gesto sincero?
Così sono tornata al semaforo, con gli spiccioli, un sorriso e un grazie per
aver fatto tornare la speranza oltre la polvere di questi giorni bui.
pina ianiro
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