Le emozioni non rendono misura
Al 61% decise che la batteria era sufficientemente carica, staccò il telefono e si portò il libro in salone. La poesia rimase foglio piegato in mezzo alle pagine e i suoi pensieri ripresero a vorticare senza direzione. Non c’era motivo al suo cercare le crepe oltre l’intonaco delle pareti dell’anima, qualcosa però la costringeva all’indugio e tutto questo lo avvertiva come un limite all’intuizione che voleva tenere accanto come un’amica fidata. Aveva imparato che la ragione è nemica delle sensazioni, di ciò che appartiene alle sfere profonde e misteriose dell’esistenza. Le emozioni non rendono misura, non accettano spiegazioni, sfuggono a ciò che incasella e schematizza. Ci sono cose che vanno solo ascoltate, vissute …
Era così la poesia che dieci minuti prima stava cercando di imparare, se ne era innamorata perché, senza alcuna rima, scalfiva l’immaginazione fino a portarla a vedere ciò di cui parlava. L’aveva letta e si era ritrovata in mezzo tra le parole, allo zenit di una giornata assolata, tra gli scogli e il mare, a vivere un amore senza tempo, vero e libero d’essere e esprimersi. L’amore narrato in versi, intervalli cadenzati senza altro motivo se non il tempo da dare all’andare del testo. Gli spazi che si susseguono: pieno, vuoto …. Parole, silenzio. Il pathos delle pause, brevi o lunghe a discrezione del lettore, a seconda di ciò che avvertirà leggendo.
Intanto il sole scivolava in un orizzonte per ognuno differente. Per lei era un confine tra cielo e terra, dove la terra si faceva spazio verde d’alberi e verdi fusti oltre la strada. Non aveva occhi reali la sua mente e riusciva a immaginare il mare e un tramonto di quelli che intimidiscono qualsiasi opera d’arte. L’intensità del tono arancio che sfuma in contrasti d’oriente e oro per poi accendersi di rosso, e questo stesso sole così rosso nella sua corsa a tuffarsi in mare, stemperato in un manto d’azzurro che sfilaccia riflessi violacei e rosa, riflessi di seta sullo specchio d’acqua …
I suoi occhi non li aveva mai descritti nessuno, forse. Forse perché nessuno li aveva mai veramente guardati in certi momenti o forse perché non è semplice descrivere il cielo che parte da lontano per sconfinare oltre. Una sfera liquida di sensazioni, così nude, intime e docili eppure piene di tormento. Una profondità che colma e priva, la musica del silenzio che si dona per nutrire e chiedere riparo. La forza che si sbriciola quando nessuno sa che muore il coraggio. Brevi attimi. Solo un glassare lo sguardo tra quelle limpide acque mai piovute, dietro le quali conserva qualcosa che ha già sofferto. Brevi, pallidi, inutili attimi.
La sera avanzava nello stesso silenzio e nell’intensità dei colori del cielo che ancora muta e invita la mente a percorrerne le distanze in iperbole di creazioni e sogni. Oh … i sogni!
L’estate intanto anima i balconi riempiendoli di voci e rumori … è ora di cena, è ora di recuperare la terraferma quella che riporta a casa e non sapere se casa è dove si vive o dove il cuore trova pace.
pina ianiro
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