Si fermò il fiato
Ci fu uno strano richiamo oltre tutte quelle maschere d'argilla e fu lì che si fermò il suo fiato.
Tremò quel tanto che divenne eterno. tremò un sentimento nuovo, una rivoluzione di petali, un'epifania di sbocciare casuale e leggero che il cielo prese in prestito per tingersi, oltre l'azzurro, d'altro.
Era il suo sguardo che colmava il tempo quello al di là della finestra, di tutti gli ieri lacerati senza garbo. Tutti quei giorni crocifissi, numeri scivolati male da un calendario senza santi.
Non ci tornava indietro, non si voltava al passato. Era riuscita a farcela ingoiando amarezza a sorsi dalla sua tazza sbocconcellata nelle mattine d'inverno quando il freddo si aggrappava al vetro e si faceva bianco velo di vapore e l'aroma di caffè consolava quel minimo che sembrava amore, allora il miele era carezza e il pane una virgola rivolta in su come un sorriso in mezzo all'incertezza. O in quelle sere d'estate appoggiata al silenzio senza risposte, proiettando la sua ombra lunga, pensante, affacciata al balcone.
Senza mai arrendersi, cedere alle chiacchiere, o credere a chi predicava esempi svuotati di senso.
Si sgretolavano motivi e sentimenti spenti, tra le pareti mute.
Restava forte l'idea di solitudine come conquista e non come sconfitta se tutto doveva essere inutile palcoscenico e finzione.
Controcorrente e impopolare, con mille timori ma senza mollare.
Così decise di restare perennemente in volo, come una preghiera d'aria e ali.
E no che non è facile. è solo cambiare rotta e prospettiva, giocare ai maghi, dare nomi diversi alle cose, e lasciare andare ciò che ostacola, pesa e diventa superfluo.
A un tratto comprese che per essere forti bisogna essere leggeri, per essere leggeri bisogna vivere ora, senza troppo passato, senza sbilanciarsi verso il futuro.
Un equilibrio da ballerina in un elegante punta di piedi senza scarpette.
A piedi nudi, a mani nude e senza maschere sposando fino in fondo la verità.
Nessuna fretta come chi non si aspetta nulla e non chiede se non a se stesso. un perenne costruire in silenzio e con fiducia.
Intanto gli anni passavano sul suo viso scrivendo storie che solo lei conosceva. tutte le volte che la vita l’aveva sfidata e i suoi occhi avevano trattenuto le lacrime e quelle avevano scavato mondi per renderla ciò che era senza spiegazioni.
L’amore restava altrove a guardarla incurante o forse chissà era lei a non sentirlo, poteva accontentarsi di tutto tranne di un amore scialbo.
Ma poi accadono cose inspiegabili e spiegarle significherebbe togliere l’incanto.
E fu così, proprio così che accadde … Ci fu uno strano richiamo oltre tutte quelle maschere d'argilla e fu lì che si fermò il suo fiato, in quello sguardo azzurro che era abbraccio vasto d’orizzonte e sapeva d’aria e aveva lo stesso tatto delle note che una sera in silenzio avevano ascoltato amandosi senza ancora saperlo.
pina ianiro
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