__Notti di cristallo (13)_ Novembre corse e paura (?)_
Guardavo
Novembre correre, qualche giorno fa, lungo le strade lambite da un sole
limpido, nelle albe nebbiose, e rosa in orizzonti quasi magici verso i suoi
vanilla sky alla Monet. Guardavo i miei bambini, ormai grandi tanto da poterci
parlare a lungo e organizzare uscite e cose da condividere, i loro occhi pieni
di spettacolo, quella luce vera che nessuna luce ha, soprattutto quando
brillano di sorrisi e gioia, in quegli istanti c’è il mondo che si ferma e
tutta una giostra d’azzurro, come fluttuare nei cieli più belli d’estate. Tanta
fatica, tanta responsabilità e tanti momenti di panico pensando “starò facendo
bene?”, poi, li guardo ed è Amore riflesso che si propaga come onde, sempre più
larghe, tonde, perfette.
Guardavo
Novembre correre con i miei ragazzi, giocare a ridere facendosi gli scherzetti,
dicendo cose buffe, rincorrendosi, prendendosi in giro e litigando. Novembre e
i miei figli, correre tra gli alberi, sulle croccanti foglie accartocciate e
correndo creare vento e farne cadere ancora, coriandoli dai colori ambrati che
richiamano alla memoria il calore, lo stesso di quando in casa c’è profumo di
dolce appena sfornato e il tepore di riscaldamenti accesi, di una coperta in
tre sul divano mentre si guarda la tv, di una coperta in più sul letto la sera
e di un abbraccio di conforto e d’amore
che solo chi ama può dare.
Correvano:
Novembre e Francesco e Aurora e i loro amichetti e pure io, col fiatone, l’aria
fresca inalata e i fumetti di vapore dalla bocca al precoce calar del sole -che
già alle quattro e mezzo si tuffa giù dove scompare l’ultimo agglomerato di
abitazioni, rosso, enorme, bello … “ciao, a domani” pensi e contempli e
ringrazi per tutta la bellezza che ti è concessa-. Correvamo tutti scoprendo i
denti, divertiti, spensierati e il corpo diventava caldo per il movimento e
veniva voglia di togliere i giacconi e correre liberi dagli indumenti come
pochi mesi fa. Hanno corso anche quelli di mesi e Novembre sembra batterli
tutti in picchiata verso l’inverno, verso Natale e il nuovo anno.
Guardavo
Novembre e il suo scivolare svelto tra le dita, afferrandomi la vita e
portandosela al collo come una sciarpetta di seta che svolazza lasciando una
delicatissima scia di profumo e nient’altro.
Questo
pensavo: al tempo e da lì mi partivano e si ramificavano innumerevoli altri
pensieri, una matassa, un groviglio. Pensieri belli, brutti, desideri,
speranze, sogni, ricordi, situazioni … Finché, stanca per le troppe corse,
Venerdì sera mi sono messa a letto alle dieci e dopo poco dormivo serena, con
tutti i miei soliti grovigli beati e l’ingenuità di un bambino ignaro di ciò
che nel mezzo del mio primo sonno avveniva nel mio stesso Novembre in corsa.
Certi fatti ti sverginano, a me è capitato l’11 settembre, quella strana
sensazione di cambiare per sempre, di perdere il candore, l’innocenza … fino
all’attimo prima sei una persona e l’attimo dopo sei cambiato insieme al resto,
imbruttito con il resto, indurito, sporcato.
Sabato,
Novembre ha rallentato, come i fatti nei miei occhi che sono l’ascensore
diretto a ciò che sento e si sgretolano tutte le tue convinzioni cullate ma non
vuoi cadere nella trappola del qualunquismo mediatico.
Novembre
si è trasformato in tv accesa e notizie e opinioni e bla, bla, bla in radio e
chiacchiere sui fatti raccolte come pezzi di puzzle che non ricostruiscono un
bel nulla se non un grande panico generale…
“Mamma,
andiamocene da Roma. Andiamo a Caserta. Qui ho paura” mi dice Francesco. Come
puoi negare a un bambino il sentimento della paura? Ha undici anni, Francesco e
comincia a porsi molti interrogativi, ha una testa che macina e elabora e ciò
che non comprende lo trasforma in paura. Filosofeggiando, come sempre mi
accade, gli ho dato la mia, stupida, opinione dei fatti: “Francesco, nessun
luogo è sicuro. Ma non perché c’è il rischio del terrorismo, ma perché ovunque
puo’ accadere qualcosa. Del resto, l’unica certezza che abbiamo una volta
venuti al mondo è che finiremo. Non sappiamo quando. Allora non ci rimane che
vivere e cercare di vivere godendo ogni momento.” Insomma, una cosa del genere …
Non è che sia molto soddisfatta, lui forse lo è stato, chissà, fatto è che l’ho
visto più sollevato o almeno, non aveva più quello sguardo smarrito. Poi,
mentre Aurora tentava discorsi ancora più filosofici imitandomi nell’immane
blablabla… ho buttato giù un’altra frase che finisce tra le virgolette: “e poi,
i terroristi, come dice la parola, vogliono terrorizzare, spaventare e non far
più vivere le persone serenamente, dunque, se voi avete paura, li abbiamo fatti
vincere”. Debbo essere stata molto convincente con questa frase, ma per me è un
mistero come sia accaduto, fatto è che loro hanno continuato a correre con
Novembre.
Stasera,
erano dal papà e, come spesso accade quando sono da lui, ne ho approfittato per
andare a fare la spesa con lo sconto (con loro non mi è possibile perché a
quell’ora ceniamo), sono uscita e la strada era vuota, la luce dai lampioni ma
comunque le stradine troppo buie, ho fatto la spesa in un supermercato quasi
deserto, ho scambiato quattro chiacchiere con la commessa più simpatica (perché
sorride sempre come me), stavano per chiudere, sono uscita con una sporta
caricata sulla spalla destra insieme alla borsa, un’altra busta del
supermercato nella mano destra e una confezione d’acqua portata con la
sinistra, ho caricato tutto in macchina con calma, sono arrivata a casa, ho
portato tutto dentro e prima di togliere la spesa dalle buste e riporle in
frigo e negli armadietti della cucina, ho chiuso il sacchetto dell’umido, ho
afferrato il contenitore con gli scarti di materiale plastico e alluminio e
sono andata a buttare l’immondizia.
Mi sono
ritrovata in questa ennesima notte di me e me stessa nel mondo e non capire
bene perché, che poi, non lo capiro’ mai… Da piccola a volte pensavo che era
tutto un sogno, una specie di illusione visionaria, come se ognuno di noi
immaginasse di vivere ciò che vive ma in realtà è tutto finto, vedo però che
oggi come allora, nonostante nel frattempo abbia affinato il modo per
raccontare le cose, ho ancora molta difficoltà a spiegare la mia ipotesi sulla
vita. Stavo per girare le chiavi nel cancello per riaprirlo e tornare a casa
ma, mi sono girata e ho proseguito lungo la strada a respirare la sera e le sue
stelle, a contemplare le cose che sembrano belle: le luci nelle case, i rumori e
il vociare che rubi a tratti, il silenzio intervallato dalle ruote in corsa
sull’asfalto… Sono io: mani in tasca, giaccone tirato fino sotto al mento,
passo sorridente da perenne bambina nel parco con gli amici, occhi sempre
pronti a guardare; io e la mia intolleranza verso i pettegolezzi e le ingiustizie,
io e la mia fantasia che guarisce tutto, io e le mie sconfitte, i miei guai, ma
anche le mie gioie e soddisfazioni e la consapevolezza, finalmente, di essere una
persona a pois in un mondo spesso troppo a righe, una persona a colori in un
mondo spesso grigio, una persona buona e che non ha paura ormai più di nulla se
non per i suoi bambini e per loro sarà scudo e strada perché anche loro non
abbiano paura di vivere.
pina ianiro (16/11/2015)
È la più bella pagina di un "diario"mai letta...stile unico e incantevole.
RispondiEliminaÈ la più bella pagina di un "diario"mai letta...stile unico e incantevole.
RispondiElimina