Ciao, sono Pina

Ciao, sono Pina, sono sveglia dalle 6:10 di stamattina e da allora non mi sono fermata un attimo, se non mentre sciacquavo i pomodorini per il pranzo di oggi e ne mangiavo tre o forse quattro, così mentre il gusto dolce acidulo e il profumo dell’estate mi staccava dalle corse folli, finalmente vivevo quella che continuo a pensare sia la vera essenza del vivere, la semplicità del ritrovarsi umani e non robotici e pensa … percepiamo sensazioni così coinvolgenti e totalizzanti come il gusto e ci sbattiamo a cercare … a cercare? Precisamente, che cerchiamo?
Che poi, vado a buttare l’immondizia e sul campo di fronte casa c’è un volo d’uccelli. Li guardo alzarsi insieme in un ordine d’ali cangiante nel cielo grigio di oggi, precisi e coordinati ricordano gli aerei delle frecce tricolore ma loro hanno la bellezza della libertà dell’aria, del gioco dei bambini …
Invece noi siamo cravatte e ombrelli, macchine, biglietti, incastri, ritardi, spigoli, siamo come ferraglia che si arrugginisce in fretta sotto la pioggia battente di impegni di ogni sorta.
Non so sai, se resisto. Forse mollo.
Sì, uno di questi giorni mollo, perché preme tutto troppo senza nessun tipo di ritorno che possa almeno tamponare, non dico neppure appagare …
Ed è tutto un sacrificare. E’ vero, non ho mai optato per i compromessi pur di ottenere una “vita comoda”.
Sono anni che faccio solo salti mortali e sacrifici, tutto ha sempre il diritto di precedenza a me, alle mie eventuali esigenze, al mio essere, al mio sentire, alla mia persona, come se non esistessi e sono io stessa a farmi non esistere.
Ci provo ogni tanto a ricordarmi di me, ad alzare la testa e un po’ la voce ma …
I “ma” sono tanti, talmente tanti che messi tutti in fila si farebbe un bel trenino.
I “ma” sono una vita che mi porto in fronte marchiata al centro tra le sopracciglia, una ruga verticale che odio, ma non perché indichi gli anni che passano, di quello ne vado fiera, solo perché mi ricorda il carico, l’impegno, anche la sofferenza … mi ricorda i denti stretti e i pugni chiusi, mi sottolinea -senza essere una linea orizzontale- che coi giorni devo fare spesso la lotta, indipendentemente dalla mia volontà.
Ogni anno penso e spero che sarà l’anno di svolta, il cambiamento, quello che alleggerirà in qualche maniera il carico, vuoi con il raccogliere qualche frutto da quanto seminato in precedenza, con il ricevere qualche soddisfazione in cambio dell’impegno messo … vuoi perché le cose diventano un po’ meno complicate, magari i figli più grandi, che so…. Invece, eccoci, ogni anno peggiora.
Adesso poi con questa spada di Damocle del Covid …
“Eh … ma tu sei forte”
Mhmmm … Da qualche parte mi hanno tatuato questa storia, ormai l’avverto come marchio d’infamia, la gente questa frase te la pianta lì in mezzo alle dita spezzate dalla fatica, con una tale nonchalance, con una tale frettolosa indifferenza …
Non è che incoraggiano così, sconfortano!
E’ come mettere le mani avanti dire a una persona “Eh … ma tu sei forte”…
Come a tirarsene fuori, per la serie, tanto ce la fai da te e se non ce la fai, ce la fai lo stesso perché io non ne voglio sapere.
Che storia senza via d’uscita se non una e una sola: continuare a farcela da sé, zoppicare, sanguinare, soffrire, urlare dentro e piangere, caricarsi anche le ingiustizie, le cose che non funzionano e tutto il resto; continuare a guardarsi allo specchio sapendo che in quella ruga al centro delle sopracciglia c’è scritta una storia che forse non troverà mai giustizia, odiarla per quello ma amare la persona che la porta e che nonostante tutto con una dignità assoluta, si rimbocca le maniche, tira il fiato e sorride.
Così è se ci pare.
 
foto pina ianiro 


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