SCRIVERE, VIVERE E ... FIORI DI ZUCCA

 

Il vento e la luna, incontrastato punto luce del cielo di stasera, mi spingono a uscire.
Il vento mi parla sempre di cambiamento e a me non fa paura.
Ma quanto ora scritto, è l’ultimo (si fa per dire) pensiero di oggi.
La scrittura è un atteggiamento mentale, un fotografare senza immagini.
E’ soggetta a un input da cui scaturisce un flusso di pensieri.
Quasi sempre l’ispirazione è fugace … Capita nei momenti meno opportuni, quando non si può neppure sperare di appuntare l’idea generante in una nota vocale magari perché si sta guidando, o passeggiando, o altre svariate situazioni in cui l’unico escamotage attuabile è ripetere il pensiero in testa come un mantra, con buona pace di eventuali interlocutori che ci noteranno particolarmente assorti senza poterne immaginare il motivo.
Il bisogno di scrivere diventa a un certo punto talmente impellente da essere il peggiore di ogni bisogno! Mascherare la frustrazione di non riuscire a scrivere perché diecimila accidenti, allontanano, distraggono e distolgono, non è affare semplice! Si rischia anche di cambiare umore, diventare antipatici.
Ma va, mi viene da ridere, anche se è tutto corrispondente a verità tanto taciute quanto conosciute, ahimè!
Scrivere … Che affare losco!
Così, stamattina tornando dal mercatino entusiasta per la mia spesa, stracarica di buste con verdura e frutta, pensavo tante cose su Agosto che finisce e l'estate, tanti pensieri che non vedevo l’ora di esprimere, ne vedevo la forma e ne seguivo i contorni: musicali arabeschi di scrittura di chi, oltre al concetto, cerca lo stile.
Ricerco l’eleganza nell’espressione. L’eleganza è una qualità senza tempo e sempre più rara.
Che poi si può dire, fare ed essere colorati, simpatici, sperimentatori, moderni … restando eleganti.
Dicevo, stamattina sbrigavo mille cose con un pensiero ripetuto come un mantra da cui sarebbe partito e poi scaturito il resto:
“Inseguo gli ultimi fiati di Agosto con la stessa fame con la quale ho intrapreso i primi respiri d'estate”.
Me lo ripetevo e rigiravo in mente, pulendo la verdura, sistemando poi, tutto in frigo, contemplando il giallo dei fiori di zucca ...
Quando finalmente mi sono seduta a scrivere, ho digitato la mia frase e poi … poi il resto non è venuto più fluido e ho interrotto, anche perché nel frattempo, si era fatta già ora di pranzo!
Poi, l’incanto. E' accaduta la pioggia e sebbene l’ispirazione della pioggia abbia portato con sé sensazioni diverse dall’avvio della mattina piena di sole e vento, tutto è scivolato da sé.
Elogio alla lentezza (ho ricominciato così).
Elogio alla lentezza e intanto tuona e lascio il discorso di stamattina sospeso in questo primo pomeriggio d’atmosfera ovattata che inghiotte per un po’ la brillantezza e il vociare estivi, senza placare il caldo, ma regalando profumi diversi che anticipano settembre.
La terra e il suo respiro mentre si abbevera ingorda, hanno un odore ancestrale.
Chiudo giusto un po’ gli occhi e riprendo a scrivere partendo dall’inizio.
Inseguo gli ultimi fiati di Agosto con la stessa fame con la quale ho intrapreso i primi respiri d'estate.
Pieni i polmoni dell'aria che mi é mancata nel modo stesso di respirare, in tre mesi di vita vissuta come di nascosto, in silenzio, con circospezione, in punta di piedi, con parsimonia e il respiro sempre un po’ sospeso.
Che sia un mio evergreen vivere l'estate con ogni millimetro di pelle e sensi, senza risparmiare un istante che sia uno a inseguirne i colori, la vivacità che porta con sé, quell' insita, perfino insana allegria delle case con le finestre sempre aperte, i balconi che si riempiono di voci, la leggerezza degli abiti che pare influenzare lo stesso incedere, e poi le spiagge, la confusione, le sere calde e le passeggiate ... l'estate sa di sud, sa di gusto deciso, sa di caciara e mette voglia, sempre. Innesca una marcia in più al fare e vivere un po’ in generale, credo, e quest'anno, inutile ripeterlo ma bene sottolinearlo, più che mai!
Infatti, ho fatto qualsiasi cosa "più che mai".
Ho innanzitutto gioito di ogni attimo regalato, più che mai.
Ho camminato, più che mai.
Pensato, più che mai.
Ringraziato, più che mai.
Osservato, ammirato, contemplato, focalizzato, fotografato con la mente ... più che mai.
Ho letto e imparato, più che mai.
Ho dipinto, più che mai.
Sorriso, chiacchierato, festeggiato, ballato, raccontato, ascoltato, scambiato, dato, ricevuto, apprezzato ... più che mai.
Ho nuotato, ancora più che mai! Un nuotare che diventa stato a sé, ulteriore dimensione. Spazio in cui i pensieri si sciolgono prendendo ogni direzione, andando ad intrecciarsi con il reticolato irregolare dei riflessi di luce che si proiettano sul fondo del mare o della piscina.
Ho indossato la sensazione azzurra dell'acqua con ancora più disinvoltura, andando, andando e andando ... di bracciata in bracciata, di respiro in respiro ... prendi aria, butta aria, prendi aria, butta aria … fino a che tutto è talmente automatico da diventare naturale; fino a confondere l'acqua e l'aria.
Sì, ho nuotato così tanto che spesso mi é sembrato di respirare anche in acqua ... Mi piace perdermi nelle descrizioni della vita acquatica, perché da lì hanno origine tanti miei pensieri. In acqua mi ritrovo in utero e nasco, ogni volta, nuova.
Nuova-mente.
Lo ricordavo stamattina, pensando che Agosto scivola via sempre troppo in fretta.
Ma è stata un’estate nuova, bellissima, stravissuta e stragoduta.
Agosto, lo so che mi rimarrà il tuo profumo addosso come quello di un amante.
Non domerò il mio ingovernabile bisogno di libertà mentale solo perché arriverà Settembre e poi l’autunno eccetera, eccetera, tu lo sai Agosto che sei nel mio dna profondo.
Allora, restami senza riserve come linfa in ogni giorno a venire, che possa conservare il tuo accecante giallo solare e ora prendo la Vespa rossa di Nanni Moretti e ce ne andiamo a fare un ultimo giro tra le strade di Roma prima che tutto riprenda i ritmi soliti.
pina ianiro 29.8.20
 
 
📷 io e i fiori (di zucca)

 
 
 

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