Tanto il mondo è distratto e si vede solo ciò che si vuol vedere

Le cuffiette, il cellulare nella tracolla.
Il parco ad ascoltare la sua voce a tratti.
Altrove la città che svolge le attività di un martedì qualunque.
Un verde volo di chiassosi pappagalli, il rumore di un tosaerba, qualche macchina che attraversa la stradina del cortile di fronte.
Dall'altra parte di lei, in quell'altrove che immagina per forza simile anche sapendo che simile non é, c'è lui.
Il telefono, nella mano destra sollevato fino all’orecchio, gli nasconde una minima porzione di viso, mentre parla continua a camminare per la strada in perfetto bilico tra varie commissioni.
La sua voce é allegra e decisa, nonostante il rumore urbano di sottofondo.
Lui non può sapere che mentre stanno parlando lei si sta passando involontariamente la mano all’altezza della schiena.
Cammina, parla e scivola le dita sul tessuto del vestito dietro la schiena, all'altezza delle scapole, giusto al centro (tra le due alisparite).
Lui non sa che lei ha trovato un buchino nel vestitino di cotone che indossa spesso, ormai, da diverse estati e ci sta giocherellando con il polpastrello dell’indice.
Nessuno lo può sapere che sul fondo nero quello non é uno dei tanti fiorellini colorati, ma un buchetto che scopre un punto di pelle.
Tanto il mondo è distratto e si vede solo ciò che si vuol vedere.
Così lui non sa che mentre parlano di lavoro, lei sente precipitare i secoli tutti in quel buchetto.
Ogni boccone amaro ingoiato, ogni rinuncia, tutte le difficoltà di una vita che pare abbia scelto, (sì!) come si può scegliere di restare su una nave che affonda senza provare ad afferrare un salvagente, seppure insicuro, e saltare nell’oceano …
pina ianiro 9.9.20
📷 la giostra ph pina ianiro luglio2020
 

 

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