Il viaggio immobile (presentazione mostra fotografica di Mario Squitieri)

Una carrellata di immagini di una Pantelleria suggestiva e autentica, in cui la natura è protagonista, generatrice di bellezza perennemente mutevole e sorprendente, una natura che ci mette al cospetto di noi stessi suggerendoci il senso del limite. Ne è consapevole Mario Squitieri, ha imparato tanto dalla natura che rispetta e ascolta con devozione, legge e fotografa con l’attenzione dovuta.

La sua Reflex non è semplice strumento ma parte stessa del sentire, del saper cogliere l’attimo perfetto, del vivere e catturare il momento fugace l’hic et nunc caro al poeta, al filosofo e all’artista.

“La macchina fotografica deve sentire quello che sto facendo” racconta Mario che porta in mostra il prezioso campionario di immagini di un viaggio: “Il viaggio immobile”

“Un viaggio che bisognava fare”, ci spiega “il tentativo di realizzare un sogno e farlo diventare realtà, prima che la realtà lo schiacciasse”. Così Mario Squitieri motiva questa esperienza.

Assottiglia i rapporti con la terraferma, lascia che si dissolva la patina di smog dalle immagini e passa dal bianco e nero del fotogiornalismo, al colore, ai colori di una terra tanto piccola quanto sorprendente.

Pantelleria, 80 km2 di terra vulcanica immersa nel Mediterraneo, tra la Sicilia e la Tunisia.

In questa terra autentica come la sua stessa natura, il viaggio immobile è metafora di metamorfosi.

E’ al cospetto del mare, sotto lo sguardo vigile del faro, su quest’isola scelta non come meta ma come punto di partenza, che inizia quello che Mario definisce un’avventura, ma non un’avventura qualsiasi: un’avventura dell’anima.

Un viaggio che non somiglia a quello di Ulisse, né al cammino di Don Chisciotte, ricorda invece il percorso di Siddhartha, o quello narrato da Paolo Rumiz ne “Il ciclope”, libro caro a Mario che lo cita spesso. 

Proprio come Rumiz che ci porta tra le sue pagine e cerca di farci vivere la sua stessa esperienza:

“Sento che l’Isola è un sensore nell’universo che la circonda. Un’antenna parabolica di pensieri vaganti. Qui sento, non ho bisogno di capire.” 

e per farlo, ci porta al cospetto del Ciclope (il faro) così da raccontarci la solitudine, la paura, il vivere con poco, il rapporto (la confidenza) con la natura che si fa animistico, il senso del tempo, la percezione ampliata della propria interiorità … Allo stesso modo Mario Squitieri tenta la stessa impresa solo attraverso i suoi scatti.

Immagini che parlano autenticamente senza bisogno di parole o artifici; colori vividi che colpiscono e arrivano senza alcun bisogno di intermediazione.

Immagini di una Pantelleria scelta per ritornare e ritrovare l’origine, per riabbracciare l’essenza. C’è una innata ricerca del senso vero del vivere, il coraggio e l’umiltà di spingersi attraverso la profondità del mare, nella propria interiorità.

Mario si immerge davvero, non solo metaforicamente, in quel mare totale e totalizzante che avvolge e travolge, spaventa e mette soggezione. Perfino chi, come i panteschi, dovrebbe essere abituato ad esso, conoscendone insidie e mutevolezza, ne ha assoluto rispetto tanto da tenersene lontano; infatti, come ci insegna Mario “il pantesco è più contadino che marinaio”. 

Mario invece infila la muta e si spinge in quelle trasparenze che diventano sempre più dense, in quell’azzurro che man mano si fa blu e mentre si lascia inghiottire, sente il suo respiro farsi presenza 

“mentre sei in immersione pensi tanto, entri in contatto con te stesso e le tue paure, impari a capire, a osservare a essere provveduto. Senti che sei piccolo innanzi alla vastità … Spesso, troppo spesso cerchiamo delle scuse alla nostra arroganza, dovremmo imparare a ridimensionarci e a capire che non possiamo controllare tutto, non sta a noi … ” racconta.

Gli scatti autentici e mai artefatti, sanno raccontare la meraviglia e la suggestione di momenti mai uguali seppure l’inquadratura e il contesto in alcuni casi siano gli stessi, il tempo e le stagioni sanno donare cromatismi, chiaroscuri, intensità e temperature sempre differenti. Perfino i profumi sono intuibili! Il vento salmastro nei giorni di burrasca, albe di ginestra e sere di resina di pini marittimi, tramonti di spezie e assolate giornate che stuzzicano le narici come i capperi.

Fotografa i silenzi e la forza dirompente di una natura incontrastata. Fotografa controluce di tramonti e albe, trasparenze, giochi di luci e ombre perché, come dice Vittorio Storaro (Maestro della luce, amato da Mario Squitieri) “siamo tutti allievi del Caravaggio”.

Fotografa grotte e paesaggi quasi lunari, notti terse dove la luna e il faro giocano a scambiarsi la luce, ma anche minacciosi cieli neri attraversati da lampi che sembrano squarci al neon. 

Vicoli di paese, donne che ricordano sirene … Fotografa i fenicotteri e la loro leggerezza ispiratrice; il faro di Punta Spadillo grande protagonista e compagnia rassicurante, e raggi di sole che attraversano le nubi e si trasformano in un tempio di luce sul mare. 

I dammusi con i caratteristici tetti che ricordano le dune di sabbia e che fungono da cisterne che raccolgono le acque piovane; il Lago di Venere un incanto d’acqua in cui il cielo stesso si specchia con reverenza, le rocce e il laghetto delle Ondine, le misteriose grotte, l’Arco dell’Elefante … 

Tutto questo e molto altro, non sono solo semplici luoghi né semplici immagini, ma emozioni che Mario Squitieri è riuscito a restituirci intatte.

pina ianiro©️


Il viaggio immobile

di Mario Squitieri©️


Inaugurazione 18 Dicembre 2021

C2contemporanea2 

Italia, Via Ugo Foscolo 6

50124 Firenze

lo-pinto@libero.it

+39 334.7970531

www.c2contemporanea2.com


un assaggio della mostra qui:

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10224740258881101&id=1450971910





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