Roma di pioggia e volo di gabbiani

 

Poco oltre me, il volo dei gabbiani sul ponte di Viale Marconi.
Il semaforo rallenta l’andare, lo interrompe, così posso perdermi tra le ali bianche. Anche il cielo è bianco e l’affaccio dei palazzi perde il chiasso dei colori velati dalla pioggia. Imprimo la libertà che mi suggerisce l’immagine, quel volo potente e leggero, fin dentro le membra, prima di ripartire.
Roma è bellissima, me lo prende tutto il respiro e se lo porta lungo le strade, nei viali alberati, nei parchi, lungo i binari dei tram.
Quando mi sposto da sud a nord, evito il GRA, per il gusto di guardare i paesaggi urbani che cambiano a seconda del tempo e delle stagioni.
Oggi il paesaggio è velato da una pioggerella english style, quel piovere aria nebulizzata che non sai se aprire l’ombrello o lasciarti avvolgere, problema non mio visto che sono in macchina e chissà perché realizzo che domani è il primo febbraio. Un rapido calcolo per analogia di mesi e per accadimenti vari e resto scioccata a pensare che sono tre inverni che giriamo con le mascherine, tre inverni nel nostro guscio di paure varie, di privazioni e mancanze anch’esse varie, di illusioni tante, piccoli passi avanti e salti indietro, preoccupazioni e stanchezza, maledetta voglia di tornare a quando pensavamo di stare peggio e eravamo completamente ignari di quanto ci sarebbe mancato quello "stare peggio".
Eppure riuscire ad essere irrimediabilmente felici come ora che le prime note di una canzone, mi stampano sul volto il sorrisetto scemo di un pensiero che diventa presenza furtiva e festiva. Alzo il volume, canto.
Resto gabbiano in un giorno bianco di pioggia e c’è ancora tanta strada da percorrere e altrettanto cielo da scoprire.
pina ianiro
 
scattata dal finestrino

                                                                   ali su ponte Marconi

 
 
 

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