Le cose belle restano eterne

 

Amo i temporali estivi, forse perchè nessuno vuole mai prenderli troppo sul serio, fin quando non arrivano, allora se si è fuori, tutti affrettano il passo.

Per me sono impagabile iperbole di immaginario, mondi tutti miei che diverrano, poi. Prenderanno vita in paralleli spazi sotto svariate manifestazioni artistiche.

Amo fermarmi a osservare il paesaggio che muta, tutto quanto ciò che prima era crudo e asciutto, si disseta, luccica glassato dall'acqua che infrange, picchietta, scivola e si spinge in ogni angolo.

Le nuvole che si ammassano e ovattano reticolati di luce fulminei, il borbottio che rimbomba minaccioso tra le alture del luogo.

E quell'inconfondibile odore acre e ferruginoso, della terra che trattiene l'umore della pioggia e sprigiona impercettibili vapori.

Tutto appare umido e molliccio, avvolto in una patina bianca, tendente al grigio.

Era chiaro volesse diventare temporale l'ammasso di nuvole che svelto, cancellava i tratti del colle che vedo dalla finestra della cucina di Scauri.

Io intenta a fare i piatti, dopo il pranzo con la famiglia finalmente riunita per qualche giorno di mare e vacanza, ho decisamente accelerato la velocità delle operazioni per finire in tempo e godermi tutto lo spettacolo.

Chissà se sono stata rapida io o se il temporale mi ha aspettato, sta di fatto che appena ho messo piede in camera da letto, le prime gocce hanno iniziato a colpire il parapetto del balcone.

Il tempo di alzare la persiana e mettermi sul letto a pancia in giù e testa in su e lo spettacolo ha avuto inizio.

Tornare a pomeriggi di altre età, altri pensieri e altri luoghi, è un attimo.

Il rito non cambia: letto, stesa, finestra spalancata, sguardo ingordo, sensi amplificati ...

Le cose belle restano eterne.

pina ianiro (18.7.22)

 

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