Ripetilo ancora

Il cielo azzurro ignorava le stelle che avrebbe contenuto qualche ora dopo, quando il sole sarebbe restato ricordo per il calore impresso sulle pareti delle case e l'oscurità sarebbe diventata volta, ad ospitare un'unghia di luna come una culla.

Le cicale eccitate dal caldo, erano prese in un'assordante gara di canto.

Ogni cosa aveva un luogo preciso per essere e divenire eppure niente era al suo posto, un'entropia distorta che governa certi giorni d'estate e somiglia molto alla vita.

La camera profumava di lenzuola appena ritirate da fuori e stese sul materasso e lei lasciava alle dita lo spazio delle pagine voltate.

Leggeva dimenticando i confini del reale, smettendo di essere per essere altro e altrove.

Solo allora diventava giusto leggere e diventava gusto. Solo quando il libro che teneva tra le mani, scompariva per essere immaginazione e spazio di pensiero trascinante.

Un'altra dimensione.

Dalla sua finestra lui vide il mare. una linea incolmabile d'azzurro e sfumature d'ogni sorta, incontenibile e infinita.

Tante volte aveva visto ciò che ora vedeva.

Eppure si stupì come se avesse scoperto solo allora, per la prima volta, che bellezza conteneva la cornice della sua finestra.

Immaginò lei a guardare con i suoi occhi in quell'istante. forse fu quello a inondarlo di meraviglia, guardare attraverso due sguardi.

Lui lo sapeva come si sarebbe fermata a guardare, trattenendo il respiro, direnzionando non solo lo sguardo ma il suo stesso essere verso l'oltre offerto in dono e avrebbe detto "che bello", semplicemente "che bello" ma con una profondità reale di sentire che pareva precipizio e trascinava. aveva una tale capacità di provare emozioni, da non poter restare estranei.

Le ultime frasi del capitolo letto, l'avevano riaccompagnata a casa.

Dita, occhi, mano, pagine, cicale, caldo, soffitto, lettere ... riprendeva coscienza.

Il cellulare vibrò una notifica di wtspp. C'era la foto di un paesaggio. un orizzonte marino che compariva tra la vegetazione e la luce di mille soli e mille giorni.

"Dalla mia camera" c'era scritto.

E lei fu lì, non nella sua immersa in un chiasso di calura e cicale senza mare, ma davanti a una finestra sincera che illuminava le impronte di un'anima.

Da piccola, quando arrivava nelle case del mare, quelle che i genitori affittavano per il mese di vacanza, la prima cosa che faceva chiedeva "si vede il mare?".

Ma mentre lo chiedeva era già impegnata in un rabdomante affaccio a scoprire se c'era quella scia azzura riflettente oltre le finestre o da qualche remoto angolo di un balconcino.

Era importante vedere il mare.

Era importante sapere che c'era ed era vicino agli occhi e al cuore.

Anche se vicino è un luogo impreciso, lo aveva capito subito proprio col mare, ma lo avrebbe scoperto col tempo.

Quando gli disse "vorrei stare quanto più tempo possibile con te" e lui le chiese "ripetilo ancora" e lo chiese con la voce che sembrava strada che si scavava tra pareti di roccia e si faceva incanto, le sembrò di vedere il mare.

- Ripetilo ancora.

E la terra arida del giardino si riempiva di fili d'erba verde brillante.

- Vorrei stare quanto più tempo possibile con te,

Tornò incredula a dire.

- Ripetilo, ho bisogno di sentirlo.

E la sua voce era trasparenza di ruscello. Arrivava ovunque ci fosse posto, qualcosa di completamente nuovo e inaspettato.

Catturava angolini dimenticati d'anima e sorprendeva stati emotivi assopiti, tanto che gli occhi tradivano lucidità e la gola si faceva portavoce di commozione.

Ecco il mare, quello che portavano dentro e scoprivano uno attraverso l'altro.

Qualcosa stava cambiando. Molte cose erano nuove, come tornare a nascere. Come scoprire di amare e amarsi come lui l'amava ... Come lei lo amava.

Amplificare ogni cosa, anche lo sguardo e il sentire e dirselo senza darlo per scontato e senza timore che sia troppo, anzi, "ripetilo ancora" ... 

. Voglio stare quanto più tempo possibile con te. vorrei stare tutta la vita con te.

pina ianiro (4.8.22 ripetilo ancora)



foto e testo: pina ianiro

Vicino è un luogo impreciso


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